Discorso di Michel PRAET, Fondatore
Hotel Bauer, 21 novembre 2006
Signor Sindaco
Signora rappresentante del Ministro
Signora Bortolotto,
Signore e Signori
Discorso festivo. Discorso storico. Discorso politico.
Discorso festivo poiché festeggiamo oggi il terzo anniversario di veneziaviva.be, prima ed unica
associazione belga “per Venezia”.
Associazione fino ad ora unicamente e interamente sostenuta da risorse private.
Associazione creata il giorno della festa della salute dalle tre colonne del Tempio che sono la
nostra Presidente Carine CLAEYS - che lavora per Javier SOLANA e che è specialista in ebraico
biblico ed in avestico -, il nostro vice-presidente Monique DECOSTER - che unisce la conoscenza
delle Fiandre con quella di Venezia -, e molto immodestamente, il sottoscritto.
Delle eminenti personalità hanno, fin dalla creazione, accettato di patrocinare l’associazione.
Ne vorrei citare qui solo due: il semiologo Umberto ECO ed il Ministro di Stato Etienne DAVIGNON,
già vice-presidente della Commissione europea.
Già tre anni dicevo, e più di 120 membri.
Due progetti allo studio:
- uno con la Banca Nazionale del Belgio per finanziare una tesi in storia economica e monetaria
che stabilisca un parallelo tra lo zecchino e l’euro;
- uno con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il restauro delle “Visioni
dell’aldilà”di Jeronimus BOSCH per il futuro museo Grimani.
Un altro progetto già in corso di realizzazione consiste nella redazione di un libro che ritracci
la presenza belga nella serenissima.
E due progetti già realizzati: quello che abbiamo festeggiato nel marzo 2005 alla Biblioteca
Marciana, il restauro del Breviario Grimani; e quello che abbiamo inaugurato ieri a San GIORGIO
MAGGIORE e che è stato illustrato dalla nostra Presidente alla presenza degli inviati del
telegiornale della televisione belga. Troverete, Signore e Signori giornalisti, il discorso in
italiano della nostra Presidente là sui tavoli.
Discorso festivo quindi poiché terzo anniversario.
Ma anche discorso storico poiché quattrocentesimo anniversario, quadricentenario, non di una
nascita ma di una battaglia. Battaglia nella quale Venezia si trova ancora una volta all’avanguardia
dell’Europa e del mondo.
In effetti, per me, il 2006 non è l’anno di MOZART, anche se amo il divino compositore, né l’anno
di REMBRANDT, anche se ammiro i suoi giochi di luce e di ombra.
No, per me il 2006 è definitivamente l’anno di SARPI.
Paolo SARPI, monaco servita veneziano ma anche, e anche, brillante teologo e filosofo come lei,
Signor Sindaco.
Paolo SARPI, eccelso anatomista, non solo scopritore della circolazione sanguigna ma anche così
grande specialista in matematica e strumentazione che era chiamato “mio padre e maestro” da Galileo
GALILEI che qui, a Venezia, fece fare alla scienza dei progressi straordinari.
Anno SARPI dunque poiché alla fine del gennaio 1606, 400 anni fa, Paolo SARPI fu designato dal
Senato veneziano per contraddire il papa Paolo V e combattere una battaglia su un tema che
caratterizza talmente bene la Serenissima: la distinzione della sfera temporale da quella spirituale.
E se Paolo SARPI non è certo l’inventore della separazione tra Stato e Chiesa, è sicuramente il
precursore di una certa forma di laicità, anche se questa parola non era stata ancora inventata.
In questo risiede oggi, come per MOZART e REMBRANDT, la sua modernità.
Ed è a questo uomo, alle sue idee ed alla sua battaglia che voglio quest’anno rendere omaggio.
Questa lezione di filosofia e di politica è più attuale che mai come dimostrato dall’omelia del
Patriarca e Arcivescovo di Venezia Angelo SCOLA in occasione della festa Redentore !
Questo mi porta, l’avrete capito, alla terza e ultima parte del mio discorso, la parte più politica.
Politica nel senso “vita della città” poiché, mi permetta Signor Sindaco, credo che un’associazione
“per Venezia” non può limitarsi ad un ruolo di distributore di fondi per dei restauri, per quanto
importanti possano essere.
Essa deve, secondo me, iscriversi pienamente nella vita della città ed essere, per ciò, una forza
propositiva.
Proposta dunque, come quella che vi facciamo oggi, di consacrare uno spazio a tutti quelli e a
tutte quelle che hanno fatto diventare Venezia una città diversa.
A tutti quelli e a tutte quelle che hanno meglio capito Venezia ed il suo groviglio labirintico
dove, come in tutti i labirinti, non si esce che dall’alto.
A tutti quelli e a tutte quelle, per farla breve, che hanno reso Venezia una città al tempo stesso
nel mondo e fuori dal mondo - mundus alter - al tempo stesso una città-corpo, una città-anima ed
una città-spirito.
Proposta dunque di consacrare loro uno spazio dedicato, poiché loro sono oggi i “parenti poveri”,
gli “abbandonati” della città.
Mi riferisco evidentemente ai filologi,, poeti, scrittori, giornalisti, storici, cabalisti,
esoterici, editori … per farla breve a tutti quegli eminenti personaggi che gravitano intorno al
mondo della ricerca e del libro … e che non hanno avuto la fortuna di essere pittori !
Poiché Venezia è oggi ben “museificata”, ad ogni angolo di strada (dovrei dire canale) si
rasentano nelle chiese, palazzi, musei i TIZIANO, TINTORETTO, TIEPOLO a altri PINAULT o GUGGENHEIM.
Grazie per loro e grazie a loro.
Ma che posto ha oggi a Venezia Pietro BEMBO, vero padre della lingua italiana parlata ? Dove si
onora Aldo MANUZIO, stampatore amico di ERASMO ? E Leone di MODENA che esercita non meno di ventisei
attività diverse ? E Hugo PRATT, che si scrive con due “T” ?
Tutti quelli e tutte quelle, dicevo, poiché le donne sono le grandi dimenticate della Venezia di
oggi.
Dove si rende omaggio alla scrittrice ebrea Sarah COPPIO, alla Direttrice del “Giornale
Enciclopedico” Elisabetta CAMINER ed a quella che essa chiamava ‘Il più grande onore delle
rive dell’Adriatico”, Caterina TRON ?
Dove sono tutte loro ?
Che posto riserva Venezia a questi personaggi di una “Venezia sub rosa” ?
Certamente, si trova qua e la un Casino degli Spiriti diventato un istituto di carità, o ancora un
medaglione sulla facciata della Loggia della Pescaria che fa credere ai turisti che si tratta di un
ritratto di un pescatore e che non celebra per niente Pietro L’ARETINO, inventore del giornalismo
moderno !
Certo, ci sono le statue di SARPI, di GOLDONI e del Cagalibri.
Ma il mondo della ricerca e dei libri non hanno bisogno di statue o di campi !
Quello che ci vorrebbe è un ponte !
Poiché essi sono “ponti”, “ponti” tra gli uomini e ponti “tra gli uomini ed il trascendentale”.
Ed è per questo che rappresentano Venezia, città nel mondo e fuori dal mondo.
Allora, Signor Sindaco, perché non rendere loro onore ribattezzando un ponte a nome del più grande
di loro e del più grande Veneziano di tutti i tempi, Giacomo CASANOVA ?
CASANOVA, l’Ammirevole, l’Avventuriero dei Lumi, lo scopritore dell’Europa, lo scrittore geniale e
l’esoterista brillante, di cui il nome è sinonimo di Venezia.
Perché non dedicare un ponte a quest’uomo che fu lui stesso ponte, passerella tra i paesi, le
culture, le classi sociali e anche, come un mediatore mitologico, tra i sessi, tra la vita e la
morte, tra la finzione e la realtà ?
E perché questo ponte non potrebbe essere il vecchio ponte della Carità oggi ponte dell’Accademia
di cui il nome non ha niente di simbolico e indica semplicemente, stavo per dire, stupidamente, un
luogo geografico ?
Perché, dopo la Biennale 1985, non rilanciare un grande concorso internazionale per infine
ricostruire questo ponte dell’Accademia, provvisorio e ora con una struttura vecchia e sorpassata ?
Al suo posto vedrei bene il Ponte Casanova, un “Ponte sub rosis”, rose della volta stellata
veneziana per celebrare una Venezia “sub rosa”.
Un ponte Casanova e non una “dogana del mare”, essendo questa, secondo le nostre informazioni,
già molto richiesta.
Un ponte CASANOVA che si iscriverebbe infine nell’esoterismo della città e di cui l’architettura
simbolica specchierebbe degnamente le volute della Salute !
Grazie, Signor Sindaco di tenere in considerazione questa proposta e di dedicare infine, e
finalmente, per il tramite di CASANOVA, un ponte che sia quello dell’Accademia o un altro, a
tutti quelli e a tutte quelle che hanno fatto di Venezia una città diversa, una città religiosa
nei due sensi del termine: “religare” cioè legare gli uomini tra loro e “relegare” cioè incoraggiare
gli uomini a rileggere in se stessi.
Grazie Signor Sindaco, di cui Aristotele ha detto che spettava a lei, ai filosofi, di dirigere.
A voi filosofi, scrive il Ministro Jean-Jacques AILLAGON, a proposito di Parigi, spetta imporre
una “dittatura del gusto e dell’ambizione”.
Grazie anche, per concludere questo discorso, ai miei sponsors Kris BLIJWEERT, Maurice de MONTJOYE
e Nicolò DE CESCO; grazie al mio collega ed amico Giulio BARBOLANI di MONTAUTO che ha provato a
rendere comprensibile il mio italiano e grazie, last but not least, a Claudia ZANCHI ed a Luciano
LAYET che hanno organizzato questa conferenza stampa e di cui lo charme e l’efficienza sono per
tutti noi evidenti.
Signor Sindaco, mi permetta di offrire a lei ed al rappresentante del Signor Ministro, a nome del
museo dell’Europa, questo contributo all’idea europea, e dunque veneziana, dedicata dai miei amici
Antoinette SPAAK e Elie BARNAVI e Krzysztof POMIAN.